L’amico di strada (5)

di Giuliana Musotto

Un vecchio stanco e solitario. Un giovane pieno di vita ed espansivo. Si erano incontrati per strada ed erano diventati amici. Strana amicizia, diceva la gente, eppure così intensa da decidere di condividere la vita. Il vecchio era uno studioso. Matematico, astronomo, poeta, musicista e letterato, sapeva di greco e di latino, conosceva il sanscrito e l’antica lingua egizia. Il giovane non aveva mai studiato. Non sapeva né leggere né scrivere. Le note di una sinfonia erano per lui rumori stridenti, eppure amava ascoltare il suo amico quando suonava, seguendo  i movimenti veloci della dita sulla tastiera. Non era un esperto del cielo. Guardava le stelle, questo sì. E spesso il vecchio lo vedeva assorto in giardino ad osservare la volta celeste nelle chiare notti d’estate. Perché amava il firmamento, la luna e il sole, ma non ne conosceva il nome, né distingueva Sirio da Orione. Non sapeva contare, ma possedeva il senso del tempo. Non sapeva articolare parole, solo qualche suono indistinto, ma aveva imparato il linguaggio del suo amico. Non aveva mai sentito parlare di dinamiche del comportamento o di complessità della psiche. Ma gli  bastava uno sguardo per leggerlo dentro. Gli stava vicino senza chiedergli niente, senza mai importunarlo. Una intimità primitiva e vitale. Lui era incolto, è vero, eppure  aveva insegnato al vecchio le cose non scritte sui libri. E il vecchio aveva imparato la fiducia, il disinteresse, l’appagamento e la dedizione: era tornato l’uomo che si era dimenticato di essere. Andavano ogni giorno insieme per i campi sulle colline verdi, camminavano per ore senza sapere dove, finché il giovane, pago delle sue corse, si sdraiava stanco sull’erba, e gli regalava lo spettacolo dell’orizzonte. Oggi il giovane l’ha lasciato. Se n’è andato dopo undici anni. Il vecchio l’ha visto morire. Ha visto nei suoi occhi la paura. Gli ha dato la propria mano e l’angoscia si è spenta. Era di nuovo felice il giovane, con gli occhi pieni di cielo, con il cuore rigonfio di affetto. Si chiamava Chicco. Un meticcio dal pelo nero e fulvo, dagli occhi grandi e puri. Era stato abbandonato in una strada di campagna dove il vecchio, in un giorno ormai lontano, si era trovato a passare.

(Questo è il quinto personaggio ospite della categoria “Personaggi”. Il secondo che ricevo dai frequentatori del blog. Grazie a Giuliana per il suo contributo. Rinnovo l’invito  a popolare questa galleria. L’unica regola è quella di scrivere testi di 300/400 parole, raccontando un personaggio. Spedite i testi a paologallina@gmail.com  saranno pubblicati sul blog.)

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