Coordinate 46°49’N-12°46’E – Altitudine 673 m.s.l.m. Il meccanico mi vede arrivare da dentro il negozio. Sono un po’ impacciato nello stazionare la bicicletta, sbilanciata com’è dalle pesanti borse sul portapacchi posteriore. È subito fuori. Il problema è il contachilometri, sto pedalando da almeno cinquanta chilometri e la cifra sul display è sempre 0.00. Il meccanico studia la situazione. Verifica che il magnete sulla ruota anteriore incontri quello sulla forcella, solleva la ruota anteriore della bicicletta, impugna il copertone e con gesto deciso imprime alla ruota una veloce rotazione, ma il display segna sempre 0.00. La lingua ci impedisce di dialogare, ma la mimica facciale ci viene in aiuto. Con il dito indice sollevato dice: “un momento”, rientra nel negozio e torna con un nuovo supporto completo di filo e magnete. Lo prova avvicinandolo a quello della ruota e il display dà segni di vita. Capisco che il problema è il supporto e a gesti gli chiedo di sostituirlo. Mi sorride e chiama un ragazzino, (forse è il figlio che in estate passa parte delle vacanze nel negozio di papà) gli spiega il problema e gli dice di sostituire il pezzo. Il ragazzino è divertito da questo nuovo impegno. Si muove sicuro, recide con la pinza le fascette che sostengono il pezzo danneggiato, lo consegna al padre e velocemente armeggia per installare il nuovo supporto. Sono assorto a osservare il ragazzino e mi sento battere la spalla sinistra. È il meccanico che con soddisfazione mi mostra che il filo che collega il magnete è reciso in prossimità del supporto sostituito. Immagino che dica nella sua lingua: “Non poteva, no, funzionare”. A lavoro completato estraggo il portafoglio dal bauletto sul manubrio per pagare e ancora una volta la lingua non ci aiuta. Due mani aperte. Dieci dita: dieci euro. “Danke!” “Bitte!”
Coordinate 46°47’N-13°29’E – Altitudine 560 m.s.l.m. Questa volta il problema è il cambio. Entro nel negozio di biciclette e chiedo se c’è un meccanico. Il proprietario esce, si avvicina alla bicicletta (che ho sistemato sui solidi sostegni metallici sul marciapiede) e armeggia sui comandi del cambio sul manubrio. In particolare gira una rotellina che probabilmente regola la tensione del filo. Solleva la ruota posteriore, gira i pedali, verifica che la catena scivoli fluidamente da una ruota dentata all’altra. Soddisfatto dice: “OK”. Estraggo il portafoglio, ma un suo gesto eloquente mi fa capire che non serve. “Danke!” “Bitte!”
Coordinate 45°30’N-12°99’E – Altitudine 6 m.s.l.m. Sono a pochi chilometri da casa e questa volta ad andare fuori uso è il freno anteriore. Potrei proseguire, ma sul percorso incontro un meccanico di biciclette. Impiego un po’ di tempo a stazionare la bicicletta con tutto il suo carico a ridosso del muro del negozio. Non esce nessuno. Entro e dico al meccanico: “Si è sganciato il filo dalla forcella del freno anteriore, potrebbe darci un’occhiata?” – “Eh, sì, scherza? Deve lasciarmela qui, dobbiamo studiare il problema”. Cerco di replicare: “Ma è un problema da niente, basta riagganciare il filo e poi sono di passaggio, ho la bicicletta carica di bagagli! Non può uscire un attimo?” Evidentemente scocciato il meccanico esce con una pinza in mano con la quale serra un po’ la sede del blocca-cavo. Gli chiedo: “Scusi, ma non infila il cavo nella sede?” “Lo faccia lei, deve imparare come si fa.”. Con un po’ di fatica, ma ci riesco e dico: “Grazie” – “…” e rientra in negozio.
Ciao Paolo, mi raggiungi in salotto, seduta sotto la bocca del condizionatore, dove cerco riparo dall’afa agostana. Il tuo racconto, molto tecnico per una ignorante in meccanica come me, è emblematico di due culture diverse, ma il finale mi sembra resti aperto. Non capisco fino in fondo il parere del narratore. Puoi spiegarmelo o resto con l’idea che mi sono fatta?
Grazie comunque per questo piacevole racconto.
Mi auguro tu sia al fresco, in ogni caso buone vacanze.
Ciao
Gianna
Ciao Gianna, mi sembra che, nonostante l’afa, tu abbia compreso il senso del mio testo. Due culture, due Weltanschauung diverse, due modi di relazionare. Il protagonista ha una relazione soddisfacente con i meccanici che non parlano la sua lingua, e una relazione deludente quando dovrebbe trovare maggiore comprensione.
“Eh, sì, scherza? Deve lasciarmela qui, dobbiamo studiare il problema”: curiose curve di livello retoriche. Più scollìni scendendo verso il mare, più sale la propensione al bizantinismo dei meccanici. Meccanicismo bizantino?…