Carlotto ci ha esortato a far precedere ogni stesura di romanzo da una scrupolosa e copiosa raccolta di materiali. Diciamo che questo metodo ha molto a che fare con l’inventio della retorica, cioè il trovare la materia da trattare, ovvero “l’escogitare elementi veri o verisimili tali da conferire valore probante alla propria causa” (Rethorica ad Herennium)
Per una letteratura realistica (come l’ha più volte definita lo stesso Carlotto) questo metodo di raccolta di materiale è assolutamente imprescindibile. Oltre a rappresentare un valido antidoto all’ansia della pagina bianca. Perché una volta che avremo riempito le nostre cisterne di storie, di personaggi, raccolti sulla strada la scrittura sgorgherà sulla pagina senza soluzione di continuità. (Carlotto dixit)
Carlotto si è autodefinito un impiegato della scrittura; sicuramente ha dato l’impressione di essere un grande professionista, uno scrittore svincolato dall’immagine romantica del letterato confinato nella sua turris eburnea, ma piuttosto il reporter disposto a scendere negli inferi a incontrare i propri personaggi, e raccontare la crisi e il conflitto.