È stato molto intenso l’incontro di ieri pomeriggio con Marcello Fois. Un’atmosfera particolare, avvolgente che Fois non avrebbe esitato definire …cremosa. Abbiamo lasciato l’hotel Bologna con l’impressione di non essere venuti meno al nostro ruolo di lettori consapevoli. Quel ruolo a cui ci ha richiamato lo stesso Fois. “Voi non siete lettori qualunque, siete un élite, gente che capisce. Ogni lettore deve sentirsi il datore di lavoro dello scrittore di riferimento. Se voi peggiorate, noi scrittori peggioreremo; se leggerete schifezze ci verrà chiesto di scrivere schifezze. La dismissione dal ruolo di lettore esigente e consapevole è una delle cause, forse la prima, del crollo del valore della letteratura”. Fois ci ha attribuito una grande responsabilità, ha definito quel nostro gruppo di ieri sera un’enclave, una casamatta in cui resistere e si è avvertito che con questa sua idea lui placava un’ansia. Sentiva di poter confidare che se tante piccole casematte sapranno resistere “non tutto sarà perduto”. Ci ha messo in guardia dal vezzo di essere originali fino ad affermare che “chi pensa di essere originale, di scrivere qualcosa di mai scritto, evidentemente non ha letto abbastanza. Io sono arrivato a pensare che il mio maggiore talento sia stata la lettura e mi provoca ansia il pensare che c’è un sacco di libri che non riuscirò mai a leggere”. Nell’affermare che i romanzi non dicono la verità, non parlano di felicità (la felicità non fa letteratura!) Fois ha voluto dirci che la letteratura è una cosa che ci riguarda tutti, fa di noi delle persone complesse (e non complicate) è un elemento vitale dentro la cultura, non è un orpello, né un dono è semplicemente il sistema che ci siamo dati per raccontarci il mondo.
4 pensieri su “FOIS. Come affondare nella cremosa atmosfera del Bologna.”
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Altro incontro molto interessante, il tempo è volato!
Grazie Paolo, incontro veramente intenso e grazie al Circolo che invita persone
di tale statura!
A un certo punto Fois ha parlato di cose intangibili.
Per esempio la bellezza di Venezia o della Capella Sistina non si discutono.
Ma non ho capito se intendesse dire che lo scrittore ha il diritto di cercare eventualmente il brutto anche nelle cose che tutti considerano belle o se invece
intendesse che esitano proprio delle cose che devono rimanere intangibili.
Ciao, Ledi
Credo volesse significare che ci sono delle cose indiscutibili che vanno sottratte a un giudizio di valore e di gusto (mi piace, non mi piace) appartengono al mondo delle idee platoniche. Si può pensare ad esse e “riposarsi” perché sono delle certezze, comunemente riconosciute. Ha riaffermato insomma “L’importanza dei luoghi comuni”.
Sì in effetti così ha senso!
Se qualcuno dice che non gli piace Bethoven, probabilmente
conosce la musica in modo superficiale. Lascierei la categoria mi
piace, non mi piace ai pasticcini e a cose simili.